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L'aggressività - a cura di Massimo Visintin
Aggressività
L’aggressività è una delle doti che formano il carattere del cane, anch’essa ereditata geneticamente. È un argomento molto complesso, ampliamente trattato a livello scientifico e oggetto di studio da parte di etologi e premi Nobel. Konrad Lorenz ad esempio ha dedicato a questa materia un intero volume di circa 370 pagine, dal titolo “L’aggressività”. Il suo primo saggio sull’argomento venne pubblicato nel 1966 con il titolo originale “Il cosiddetto male”. L’aggressività si potrebbe descrivere come “l’arma a disposizione del cane” per far intendere al potenziale nemico di starsene alla larga da se stesso o dal suo territorio, all’interno del quale ci sono delle “cose” che l’animale difende. I “beni” da proteggere possono essere: la casa, il giardino, la cuccia, il gioco preferito, il cibo a disposizione, il divano e ovviamente il padrone e la famiglia. Quindi ricapitolando gli atteggiamenti che il cane manifesta per proteggere le cose, da lui identificate di proprietà è l’aggressività; la postura del corpo, il pelo irto, la posizione delle orecchie e della coda, il digrignare i denti, il ringhio, sono tutte espressioni della dote. Il morso non fa parte dell’aggressività, ma è un atteggiamento di lotta che interviene successivamente, determinato dalla combattività, altra qualità naturale del cane. L’aggressività può essere di diverso tipo, ma alla base vi è sempre la genetica. E’ una dote che va opportunamente affrontata per non incorrere in problematiche gestionali veramente serie. L’aggressività è una dote del cane ereditata geneticamente che, in fase di maturazione sessuale, può raggiungere il suo apice. L’aggressività è originata da cinque fattori:
Dalla genetica
dallo sviluppo ormonale
dall’alimentazione
da problemi di salute
dall’atteggiamento scorretto del proprietario
Essa può essere alimentata da una serie di fattori esterni quali: dall’incitamento, all’aggressività da parte del proprietario e dai maltrattamenti ad esempio. L’aggressività scatenata da patologie fisiche è la conseguenza di uno scorretto rapporto cane padrone, in quanto il nostro amico dovrebbe sempre essere disponibile al contatto fisico e alle manipolazioni.
Possiamo classificare l’aggressività in cinque tipi:
da dominanza e possessività
da paura
territoriale
materna
idiopatica
La prima è scatenata dalla possessività e dalla competizione per cose ritenute dall’animale di valore o da atteggiamenti di sfida assunti dal proprietario, da persone estranee, da un altro cane. La seconda è causata da situazioni ritenute stressanti, rumori, temporali, minacce o semplicemente da eventi sconosciuti al cane. La terza è determinata dalla protezione del territorio. L’aggressività materna invece avviene per proteggere i propri cuccioli, mentre l’idiopatica è scatenata da vere fobie ed è molto rara. Come le altre doti del carattere essa può avere diversi valori, da determinare attraverso specifici test per la valutazione del profilo caratteriale del soggetto. L’aggressività presente in un cane alla nascita può essere:
naturale
presente
marcata
Il valore corretto per poter avere un buon rapporto con il cane è quello naturale. L’aggressività presente è un valore medio da identificare e gestire idoneamente, mentre l’aggressività marcata andrà sempre gestita e controllata al fine di farla diminuire. Il gioco del “tira e molla”, frequentemente demonizzato senza motivo, risulta essere un ottimo supporto per ridurre l’eccesso di potenza immagazzinata. Gli effetti dell’accumulo di energia sono, a titolo di esempio, i danni in casa e nell’autoveicolo, le aggressioni nei confronti degli altri cani degli estranei e del proprietario.
Ora immaginiamo un bicchiere che in breve tempo (qualche giorno) si riempie fino all’orlo e tracima: il liquido che fuoriesce è l’aggressività ed il proprietario deve trovare il modo di ridurre il livello del liquido in eccesso. A volte il proprietario è vittima del re–indirizzamento dell’aggressività: il cane trattenuto al guinzaglio, sfoga la sovrabbondanza di energia, che non è riuscito a scaricarea causa della reale fonte di stress, ringhiando e anche mordendo il conduttore. Il premio Nobel Konrad Lorenz individua l’aggressività esclusivamente come intra–specifica, tra individui della medesima specie. Secondo i suoi scritti, se il cane assume atteggiamenti aggressivi nei confronti dell’uomo, significa che lo considera evidentemente come un “conspecifico acquisito“. Lorenz smentisce inoltre la possibilità che esista una aggressività “predatoria”; in fase di inseguimento della preda, il cane esibisce istinto predatorio e combattività per l’eventuale uccisione, ma non l’aggressività. L’aggressività è una delle doti del carattere difficile da individuare e spesso mal gestita, ma è di fondamentale importanza in natura per la sopravvivenza della specie.
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Aggression
Aggression is one of the natural qualities which compose the character of dog, that is also genetically inherited. This is a complex topic, widely scientifically debated and object of study from etologists and Nobel prize. For example, Konrad Lorenz devoted to this topic an entire volume of about 370 pages, entitled “On Aggression”. His work was first pubblished in 1966 under the original title “Il cosiddetto male (the so-called evil)”.
We could describe aggression as “the weapon that dog uses” to imply to a potential enemy to stay away from it or from its territory, where there could be “things” it owned and defended. Goods to defend could be: its human house and garden, the dog’s bed, its favourite dog toy, available food, the sofa, and obviously the dog’s owner and his family.
In a nutshell, attitudes shown to protect goods and things, owned by the dog, is AGGRESSION; its body postures, bristling, a certain position of the ears and tail and teeth grinding, are all an espression of this natural instinct. Bite is not synonim of aggression, instead it is an attidute of fight which comes subsequently, caused by combativeness, another character quality.
Aggression is a quality which has to be opportunely faced, to avoid really seriuos management problems. Aggression is genetically inherited but, in the process of sexual maturation, it could reach its apex.
Aggression is originated from 5 factors:
1. Genetics
2. Hormonal development
3. Feeding
4. Health problems
5. Owner’s attitude
Aggression could be powered from by many external factors: providing too much raw meat, owner’s incitement and mistreatment. Aggression originated from a physical disease is the result of a incorrect dog-owner relationship; our dog should be always available to physical contact and manipulation.
We can classify aggression into 5 types:
By dominance and Possessiveness
From fear
Territorial aggression
Nursery aggression
Idiopathic aggression
The first one is unleashed by:
1. The possessiveness and by the competition for valuable assets
2. Defiant attitudes assumed by the dog’s owner
3. Defiant attidudes assumed by strangers
4. Defiant attitudes assumed by another dog
The second one is caused by stressful situations, such as unusual noises, storms, fireworks, threats or simply by unknown events. The third one is determinated by the protection of its territory. Nursery aggression happens when there are puppies to protect and the idiopathic one is unleashed by phobias but this is a rare occurance.
As for other inherited qualities, the instinct of aggression could have different values, to be determined through specific tests in order to establish the profile of character of the subject.
The value of the inborn instinct can be:
1. Natural
2. Present
3. Marked
The correct value of aggression, to have a good relationship with your dog, is “natural”. The “present” aggression is a medium value which should be identified at an early stage and managed appropriately, while the “marked” one has to be managed immediately, kept under control and downloaded. “Fast and loose play”, which is frequently demonized for no reason, turns out to be a very good support to reduce the excess of accumulated power. The effects of accumulation of energy are, for example, home damage, damage to the car, aggression towards other dogs, strangers, owner.
Now imagine a glass which quickly (in a few days time) fills up and overflows: leaking liquid which is in excess is aggression and the owner should find the way to reduce it on a daily basis.
Sometimes the owner is the victim of redirection of aggression: his dog, restrained on the leash or collar, vents superabundance of energy that failed to download on the real source of stress, snarling and even biting the handler.
The Nobel prize Konrad Lorenz only identified aggression as intraspecific, between individuals of the same species. According to his writings, if a dog has an aggressive attitudes towars humans it means that it considers them as conspecific acquired. Lorenz denied the possibility that there is a predatory aggression: in the process of tracking the prey, the dog performs predatory instinct and fighting spirit to kill it, but not aggression.
Aggression is a character's quality which is very difficult to detect and is often badly managed, but it has a fundamental importance in nature for the survival of the species.
Grazie / Thanks
Autore / Author: Massimo Visintin
L'inibizione - a cura di Massimo Visintin
Inibizione
Uno dei più importanti processi, utile a “regolamentare” un’azione di conflitto creatasi ad esempio tra due cani, è il meccanismo dell’inibizione, che è strettamente collegato ad una azione di dominanza da parte di un soggetto nei confronti di un altro. Questo meccanismo è in parte appreso dai cuccioli in tenera età, durante il confronto giocoso all’interno della cucciolata e in parte insegnato loro dalla madre, ma rimane in ogni caso un comportamento istintuale innato che la maggior parte dei cani mettono in pratica inizialmente attraverso il confronto con i loro conspecifici.
Perché il cane fa ricorso al meccanismo di inibizione?
Questo è un processo molto efficace ed ha un ruolo importante, ad esempio nel caso di un branco di lupi, per il mantenimento dell’equilibrio e delle gerarchie e quindi utile per la sopravvivenza del gruppo. Lo scopo principale dell’inibizione è la salvaguardia di energia, perché evita uno scontro fisico di lotta e di conseguenza evita lo spreco inutile di forze, necessarie appunto alla sopravvivenza del gruppo e della specie (utilizzate nella caccia, nella cura dei cuccioli e per spostare il branco). Spesso le sfide tra gli individui del gruppo possono sembrare molto vigorose ed energiche, quasi violente: molte volte invece sono delle lotte assolutamente “figurative”, senza procurare danni quindi, perché i soggetti mettono in campo tutto il loro repertorio posturale, il loro carisma, la propria forza psicologica. Ad un certo punto, quando un individuo prevale sull’altro, scatta l’inibizione, con posture di dominanza da una parte e di sottomissione dall’altra, che sanciscono la vittoria del più “forte”. Nei cani succede un po’ la stessa cosa, tra i cuccioli di pochi giorni e tra i piccolini stessi e la loro madre: importante diventa quindi il primo periodo di socializzazione (cioè quello che avviene nei primi mesi di vita). Spesso purtroppo succede invece, che certi animali non abbiano questa possibilità, a causa di un prematuro abbandono, oppure a causa di “allevatori della domenica” che separano i componenti della cucciolata prima dei termini di legge e delle necessità etologiche.Tocca di conseguenza al nuovo proprietario insegnare l’educazione al cucciolo e inibire certi comportamenti non desiderati, scorretti o troppo violenti. Sovente si sente parlare di inibizione del morso; in riferimento a questo concetto apriamo una parentesi: la bocca ha una funzione molto importante perché a parte le ovvie funzioni fisiologiche, permette al cane di esplorare, sperimentare, constatare, riconoscere e spesso viene utilizzata soprattutto per esprimersi (ovviamente non si fa menzione solo ai vocalizzi). Per l’appunto, a volte la usa anche per dimostrare la sua superiorità nei confronti della controparte (l’altro cane di famiglia, il gatto di casa, il padrone): questa azione del nostro piccolo amico deve essere gestita e controllata, limitandone l’azione (inibizione) senza però reprimere quello che per lui è un “normale” modo di comunicare. Spesso basta sostituire le nostre mani o il nostro braccio, con qualcosa di più corretto da mordicchiare (un osso, un pezzo di legno, un gioco di gomma, etc.).
Perché il cane fa ricorso al meccanismo di inibizione?
Nel casi in cui un cagnolino dimostri una certa veemenza con pieghe violente, nei confronti anche degli umani, un stratagemma che ha portato diversi risultati è affiancargli un un cane adulto, esperto ed equilibrato (un soggetto quindi molto carismatico), che nel tempo andrà ad influenzare positivamente lo stile scorretto del piccolo prepotente, educandolo ad un nuovo stile di vita.
Il proprietario, d’altro canto non dovrà MAI usare la violenza per controllare questo tipo di comportamento sgradito: la dominanza espressa dai cani (e dai lupi nel branco) è ben altra cosa e si esprime attraverso:
Il carisma comunicativo;
la postura;
l’equilibrio;
la forza psicologica;
la capacità decisionale;
la fermezza.
In altre parole l’umano dovrebbe dimostrare tutto il suo carisma, senza però arrecare MAI danni psicofisici al proprio compagno, evitando di creare conflittualità inutili nel binomio, anche se il peloso per i motivi menzionati prima, si dovesse dimostrare arrogante o aggressivo.
Autore: Massimo Visintin
Gli stati d'animo e il comportamento - a cura di Massimo Visintin
Lo sapete perché molto spesso il proprietario non riesce a condurre e gestire il cane in maniera corretta durante la passeggiata al guinzaglio?
No, non perché non usa il collare a strozzo…
Innanzi tutto perché non si è insegnato niente di concreto al proprio cane o semplicemente non ci si riesce.
In secondo luogo perché non si tiene conto dello stato d’animo del cane e si chiede qualcosa quando lui non è in grado di eseguire quanto richiesto.
Come può un cane impaurito camminare tranquillamente al guinzaglio?
Come può un cane eccitato, in iperattività non tirare al guinzaglio?
Come può un cane in stato d’ansia riuscire a ricevere un segnale, eseguire un comando oppure essere semplicemente sereno?
Bisogna imparare a conoscere ed osservare il nostro quattro zampe e cercare di fargli ritrovare il prima possibile una stato d’animo positivo perché da solo non riesce a raggiungere una certa stabilità (omeostasi).
Non esiste solamente il comportamento corretto e quello scorretto da punire.
Esiste anche la risposta comportamentale di adattamento all’ambiente (stimoli esterni o esogeni) in base alle condizioni emotive (stimoli endogeni) che possono influenzare fortemente l’individuo e perdurare nel tempo.
Sta a noi gestire queste situazioni e ricercare una modificazione del comportamento, riconoscendo lo stato emotivo del nostro cane e intervenendo in maniera precisa, tempestiva, efficace…